La Giusta Causa è stata la nostra parola d’ordine in una campagna elettorale fuori dagli schemi, soprattutto del tempo presente. Una mobilitazione di persone, speranze, emozioni, idee che ha dimostrato a tutti quanto è ancora forte e diffusa la passione per la politica.

Questa mobilitazione, come abbiamo sempre detto, non si è esaurita il 4 marzo. Le recenti elezioni hanno disegnato un Paese profondamente diviso, in cui trionfano i populismi e le destre più becere, ma hanno anche evidenziato un tumultuoso bisogno di cambiamento, soprattutto al sud e in Puglia.

I numeri dello sviluppo, del reddito medio e della disoccupazione, prevalentemente giovanile e femminile, sono infatti la testimonianza di una persistente questione meridionale, drammaticamente trascurata. Un occultamento che, paradossalmente, ha reso possibile l’affermazione, anche qui, di un partito che solo pochi mesi fa ha rimosso dal suo simbolo il riferimento privilegiato al nord.

Abbiamo ripetuto per tutta la campagna elettorale che questo risultato è anche la conseguenza di una rappresentanza inadeguata, favorita dal progressivo appannamento delle esperienze di cittadinanza attiva e partecipazione che avevano innescato i primi governi di centrosinistra. È dunque sul terreno della rappresentanza e della partecipazione che occorre lavorare per recuperare il distacco e restituire al nostro territorio ciò che, negli ultimi decenni, gli è stato sottratto.

Il cuore della mobilitazione politica non può che essere la lotta alle povertà. Povertà non solo economiche, visto l’aumento degli indigenti e l’incremento delle diseguaglianze di reddito, in Italia e nel mondo, ma anche di genere, culturali e sociali. Il nostro Paese non soffre soltanto per la concentrazione della ricchezza e l’impoverimento di strati sempre più larghi della popolazione, ma anche per il divario crescente fra chi lavora e chi non può farlo, fra chi ha un’occupazione stabile e chi è destinato alla precarietà, fra chi accede ai livelli di istruzione superiore e chi no, fra chi può permettersi consumo culturale e chi esaurisce il suo orizzonte conoscitivo sullo schermo di uno smartphone. Con tutto quello che ne consegue, anche per la manipolazione dell’opinione pubblica e dei processi di partecipazione democratica dimostrata dai recenti fatti di cronaca.

L’affermazione dei populismi e delle destre è infatti anche l’effetto di un progressivo restringimento dei confini culturali e ideali, prima che geografici, segnato dall’odio sociale contro gli ultimi: gli immigrati, gli emarginati, i devianti. Gli altri, quelli più lontani da noi. Un odio che ha presentato tratti di intolleranza e di razzismo mai registrati nel nostro Paese, tantomeno al sud, al quale occorre reagire, ma anche fornire risposte.

Naturalmente non tutto è nelle nostre mani. Questi processi coinvolgono l’intero mondo occidentale e buona parte dei Paesi europei, anche per la difficoltà di trovare risposte adeguate alle crisi internazionali, che continuano a generare guerre e miseria, e alla inadeguatezza dei modelli di sviluppo, che favoriscono l’aumento delle diseguaglianze. Ma qualcosa dipende anche da noi, dal contributo che possiamo e dobbiamo dare per rivitalizzare la nostra democrazia. Qui e ora, consapevoli della necessitò di andare oltre le contingenze della competizione elettorale.

Vogliamo costituire uno spazio pubblico, non solo virtuale, che sottragga al rancore, alla solitudine e alla rassegnazione le tante persone che, negli ultimi anni, hanno rinunciato alla partecipazione politica perché si sono allontanate, o sono state allontanate, dai partiti ridotti a comitati elettorali permanenti, a meccanismi di riproduzione del ceto politico e a gruppi di pressione personali, spesso al servizio di Capi palesi o occulti. Un obiettivo che oggi dovrebbe essere primario per chiunque abbia a cuore le sorti della democrazia nel nostro Paese: che senza partiti, semplicemente, non si dà.

La Giusta Causa, quindi, non è soltanto la naturale prosecuzione dei temi della nostra campagna elettorale. È anche una prima risposta a questa necessità e il tentativo di costruire un luogo collettivo di riflessione, discussione e mobilitazione culturale e politica. Un luogo nuovo, plurale, inclusivo, aperto al contributo di chiunque voglia prendervi parte. Un luogo non solo cittadino, che metta in rete soggetti, esperienze e pratiche diffuse contro le ingiustizie e le diseguaglianze. Senza la pretesa di sostituire i partiti, e anzi nel tentativo di dare un contributo anche alla rigenerazione dei partiti.
A partire da noi stessi, che di un luogo come questo sentiamo, da tempo, la mancanza.

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